Palomar. Lo sguardo del silenzio
Per chi sa osservare, tutto è arte. La natura, la città, l’uomo, il paesaggio, l’atmosfera, ciò che chiamiamo “umore”, e, infine e soprattutto, la luce. Peraltro, tutti conoscono l’arte degli artisti, quella firmata. Pittori, scultori, musicisti, scrittori, cineasti, fotografi ecc. sono chiamati in causa sulla questione dell’arte, a proposito della quale, come si sa, c’è sempre molto da dire.
Esiste tuttavia un luogo indefinito nel quale si incrociano il dominio elementare della natura - le contingenze - e il territorio marcato dall’uomo. Questo terreno d’incontro produce figure che sono al tempo stesso lontane dall’arte e vicine, a seconda dei significati che se ne danno.
Per quanto mi riguarda, considero il mare come il felice risultato di una combinazione imprevista di situazioni o di oggetti organizzati conformemente alle regole d’armonia dettate dal caso.
Le immagini di “PALOMAR. Lo sguardo del silenzio” non sono altro che un diario di viaggio; il racconto di una esperienza importante che ridisegna un personale progetto di studio e di ricerca e dà una dimensione diversa ai luoghi indagati. Sintetizza contesti e ambienti singolari dai quali affiorano profili suggestivi e irripetibili, unitamente a momenti magici che vibrano di sentimenti, consapevolezze, emotività, come fossero versi di una poesia, pennellate di sensibilità posate su una tela o note che si irradiano da uno spartito.
Il portfolio che vedrete è un’ode al mare, al quale mi sono affidato per esprimere i miei stati d’animo, argomentare le mie riflessioni, memorizzare scene irripetibili dove anche il non visibile diventa palpabile. Un mondo nuovo, in apparenza senza tempo, né dimensioni, dove la lenta risacca, dal respiro quasi impercettibile, asseconda la quiete del cielo che riecheggia delle risate dei bambini, di cui pare farsi immagine speculare.
Un luogo dove lenire l’ansia del vivere, un rifugio in cui proteggersi e dove essere davvero se stessi, consapevoli del proprio essere e del proprio esistere.